
Varazze, sposa in ritardo: parroco avvia il rito senza di lei, “rispetto dovuto ai fedeli”
Un episodio insolito ha caratterizzato la celebrazione di un matrimonio nella chiesa di Sant’Ambrogio a Varazze, in provincia di Savona. Domenica 14 settembre, don Claudio Doglio, parroco della parrocchia, ha preso la decisione di iniziare la funzione matrimoniale senza attendere l’arrivo della sposa, arrivata in ritardo. La scelta del sacerdote ha suscitato non poche polemiche, ma è stata motivata da un rispetto verso i fedeli presenti per la messa domenicale.
Il Matrimonio Iniziato Senza la Sposa: Una Questione di Rispetto
Alle 11.05, dopo soli cinque minuti di attesa, don Claudio Doglio ha deciso di dare inizio alla cerimonia senza la presenza della sposa. Il motivo è stato chiaramente espresso dal parroco che ha sottolineato come la messa domenicale vada rispettata, soprattutto dagli sposi che avevano scelto di celebrare il matrimonio proprio in concomitanza con la funzione religiosa. «È una questione di rispetto per i fedeli che partecipano alla messa della domenica», ha dichiarato il sacerdote a La Stampa.
Il parroco aveva infatti già suggerito alla coppia di sposarsi in un altro orario per evitare sovrapposizioni con la messa, ma gli sposi avevano insistito per fissare la cerimonia alle ore 11, orario canonico della funzione domenicale. Per prevenire ritardi, don Doglio aveva inoltre consigliato agli sposi di anticipare l’orario indicato negli inviti di almeno un quarto d’ora. Nonostante queste precauzioni, la sposa non è arrivata in tempo e don Claudio ha ritenuto opportuno procedere, ponendo al centro il bene comune e il rispetto verso tutti i presenti.
Il Ritardo della Sposa e le Reazioni
Il ritardo della sposa non sarebbe stato intenzionale: secondo le ricostruzioni, la donna si trovava sul sagrato della chiesa impegnata a risolvere un problema legato al proprio abito. Alcune fonti parlano anche di un “via libera” mai arrivato che avrebbe impedito alla sposa di entrare prima dell’inizio della funzione. Solo dopo che le campane avevano suonato e la cerimonia era iniziata, la sposa ha attraversato la navata centrale, visibilmente indignata.
Questa situazione ha generato reazioni contrastanti. Molti fedeli hanno compreso la posizione del parroco, che ha voluto tutelare il normale svolgimento della messa, mentre altri hanno espresso disappunto nei confronti di una scelta che ha tolto alla sposa il momento centrale e simbolico della sua cerimonia nuziale. Don Claudio ha ammesso che, alla luce di quanto accaduto, non celebrerà più matrimoni in concomitanza con la messa domenicale, per evitare tensioni future.
Il Matrimonio: Un’Istituzione con Profonde Radici Culturali e Religiose
Il caso di Varazze offre lo spunto per riflettere sull’importanza del matrimonio, non solo come evento personale, ma come rito sociale e religioso che coinvolge la comunità. Il matrimonio è un’unione riconosciuta culturalmente e spesso legalmente tra due individui, sancita da una cerimonia pubblica che comporta diritti e doveri reciproci. Storicamente, l’istituto del matrimonio ha origini antichissime, risalenti al Neolitico, quando l’uomo ha riconosciuto il legame tra sessualità e procreazione.
Nel contesto religioso cristiano, il matrimonio è visto come un sacramento, un patto sancito davanti a Dio e alla comunità dei fedeli. La scelta di celebrarlo in chiesa implica quindi un rispetto per l’ambiente liturgico e per tutti i partecipanti alla funzione religiosa. Nel caso specifico, la messa domenicale rappresenta un momento di preghiera collettiva per la comunità parrocchiale, e la celebrazione del matrimonio dovrebbe armonizzarsi con tale contesto.
Spostandosi nel tempo, l’evoluzione storica del matrimonio mostra come esso abbia sempre avuto una dimensione sociale oltre che personale. Dall’antica Grecia, dove la convivenza sanciva la validità del matrimonio, fino alla Roma antica, dove il matrimonio era accompagnato da riti e obblighi giuridici, la cerimonia ha sempre richiesto il consenso e la partecipazione della comunità.
Il caso di Varazze, con la decisione di don Doglio, sottolinea quindi la necessità di equilibrio tra esigenze personali degli sposi e rispetto per la comunità, soprattutto in occasioni in cui i momenti liturgici si sovrappongono.