
Pensione, se davvero vuoi andarci prima devi fare queste cose - cittapaese.it
L’accesso alla pensione anticipata in Italia si conferma quindi un percorso articolato, che richiede un’attenta valutazione.
Nel panorama previdenziale italiano, il tema della pensione anticipata continua a generare numerosi interrogativi, soprattutto per chi desidera uscire dal mondo del lavoro prima del tradizionale traguardo dei 67 anni.
Le riforme susseguitesi negli ultimi decenni hanno progressivamente alzato l’asticella dei requisiti, rendendo indispensabile conoscere con precisione le possibilità oggi a disposizione per accedere a un pensionamento anticipato.
La pensione in tre mosse: come lasciare il lavoro prima
Per chi desidera smettere di lavorare anticipatamente, un percorso a tappe è possibile grazie a una strategia che si articola su tre passaggi fondamentali. Prendiamo il caso emblematico di un lavoratore edile con 39 anni di contributi e 60 anni di età, che cerca una via per lasciare il lavoro prima del raggiungimento dell’età pensionabile.
Il primo passo è la perdita involontaria del lavoro, condizione essenziale per accedere alla Naspi (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego), l’indennità di disoccupazione che permette di coprire il periodo di transizione. È importante sottolineare che le dimissioni volontarie precludono il diritto alla Naspi, dunque l’uscita dal lavoro deve essere causata da un licenziamento o da un altro evento involontario.
Successivamente, si percepisce integralmente la Naspi per la sua durata massima di 24 mesi, durante i quali si “copre” il tempo necessario per raggiungere i requisiti contributivi richiesti per la pensione anticipata.
Infine, una volta terminata la Naspi, bisogna attendere almeno tre mesi prima di presentare la domanda di pensione con Quota 41, misura rivolta ai lavoratori precoci che hanno maturato almeno 41 anni di contributi, di cui almeno 35 effettivi (escludendo periodi di malattia o disoccupazione) e almeno un anno di contributi prima del compimento dei 19 anni di età.
Gli addetti a mansioni gravose, come gli operai edili, rientrano tra i beneficiari privilegiati di questa misura, che consente di anticipare l’uscita dal lavoro indipendentemente dall’età anagrafica, purché siano soddisfatti i requisiti contributivi.
Le difficoltà e i cambiamenti normativi degli ultimi anni
Negli ultimi decenni, le pensioni sono state oggetto di una serie di riforme che hanno progressivamente inasprito i requisiti per l’accesso. Dopo la riforma Fornero è stata introdotta la pensione anticipata, con vincoli più stringenti e adeguamenti automatici all’aspettativa di vita.
Oggi, per accedere alla pensione anticipata, occorrono:
- 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne;
- 42 anni e 10 mesi per gli uomini.

Inoltre, nel 2027 è previsto un ulteriore aumento dei requisiti, che porterà a:
- 67 anni e 3 mesi per la pensione di vecchiaia;
- 43 anni e 1 mese di contributi per gli uomini e 42 anni e 1 mese per le donne per la pensione anticipata.
Questi cambiamenti rendono sempre più arduo l’accesso a un pensionamento anticipato senza dover ricorrere a soluzioni alternative.
L’utilizzo del TFR per anticipare la pensione a 64 anni
Tra le novità più discusse vi è la possibilità di usufruire del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) come rendita mensile per anticipare il pensionamento a 64 anni. Questa misura è particolarmente studiata per quei lavoratori con almeno 25 anni di contributi che non rientrano nei requisiti delle pensioni anticipate tradizionali o della Quota 41.
Il meccanismo prevede che il TFR venga spalmato in rate mensili, integrando l’importo pensionistico fino a raggiungere almeno tre volte l’assegno sociale (circa 1.600 euro mensili). Ciò consente di superare il limite minimo di pensione richiesto per accedere al pensionamento anticipato contributivo.
Tuttavia, questa soluzione è considerata penalizzante da molti esperti, in quanto favorisce soprattutto chi ha avuto carriere lavorative stabili e ben retribuite, con un TFR consistente. Al contrario, i lavoratori con carriere discontinue o meno remunerative potrebbero risultare esclusi da questa opportunità.
Parallelamente, rimarranno in vigore nel 2026 altre forme di pensionamento anticipato, come l’Ape Sociale, destinata a invalidi, caregiver, disoccupati e lavoratori impegnati in mansioni gravose che abbiano almeno 36 anni di contributi.