
Perchè dovresti limitare il burro - cittapaese.it
La scienza contemporanea suggerisce di privilegiare gli oli vegetali rispetto al burro nella routine quotidiana, riservando a quest’ultimo un uso molto moderato.
Negli ultimi anni, il dibattito sul consumo quotidiano di burro si è intensificato, soprattutto alla luce di nuovi dati scientifici che ne rivelano effetti spesso sottovalutati. Uno studio recente pubblicato su Jama, che ha coinvolto oltre 220.000 partecipanti seguiti per più di trent’anni, ha evidenziato come un consumo elevato di burro possa essere collegato a un aumento del 15% della mortalità complessiva.
Tuttavia, la questione va approfondita tenendo conto delle alternative alimentari disponibili e di un approccio equilibrato.
Il confronto tra burro e oli vegetali: cosa ci dice la scienza attuale
Nel 2016 il burro era stato parzialmente “scagionato” da una meta-analisi che suggeriva un impatto minimo o trascurabile sul rischio di mortalità.
Questa notizia, ampiamente diffusa dai media, aveva comunque ricevuto delle critiche da parte di esperti della Harvard University, i quali sottolineavano come lo studio non avesse effettuato un confronto diretto tra burro e specifiche alternative, come l’olio extravergine di oliva. Piuttosto, il burro era stato confrontato con una vasta gamma di alimenti, includendo opzioni poco salutari come bibite zuccherate e cereali raffinati.
Nel 2025, gli studi più recenti confermano che la sostituzione del burro con oli vegetali, specie quelli ricchi di acidi grassi insaturi come l’olio extravergine di oliva, apporta benefici concreti in termini di prevenzione cardiovascolare.

Il motivo risiede nella composizione dei grassi: il burro è ricco di acidi grassi saturi, che aumentano i livelli di colesterolo LDL, noto come “colesterolo cattivo”, mentre gli oli vegetali contengono prevalentemente grassi insaturi, associati a un minor rischio di patologie cardiovascolari.
Implicazioni pratiche per la dieta quotidiana
La letteratura scientifica conferma che un eccesso di grassi saturi, come quelli presenti nel burro, è correlato ad un aumento del rischio cardiovascolare e, in parte, anche tumorale.
Tuttavia, non tutti i grassi saturi del burro sono ugualmente dannosi: ad esempio, l’acido butirrico e altri acidi grassi a catena corta contenuti nel burro sembrano avere effetti positivi, ma il loro apporto può essere efficacemente sostituito da una dieta ricca di fibre, che stimola la produzione di tali composti da parte della flora intestinale.
Le linee guida nutrizionali raccomandano che l’apporto di grassi saturi non superi il 10% delle calorie totali giornaliere. In questo contesto, un consumo moderato e consapevole di burro è compatibile con una dieta equilibrata, soprattutto se si opta per prodotti di qualità. Tuttavia, è importante non illudersi che il burro biologico o il ghee siano significativamente più salutari, poiché rimangono fonti concentrate di grassi saturi e calorie.
Il principio fondamentale: valutare il cibo rispetto alle alternative
Il vero messaggio da portare a casa è che non ha senso considerare un alimento come intrinsecamente “buono” o “cattivo”. Il valore nutrizionale di un alimento va sempre valutato rispetto alle alternative disponibili.
Ad esempio, quando scegliamo come condire un piatto di pasta integrale, la scelta tra burro e olio extravergine di oliva può avere un impatto diverso sulla salute.