
Frutta e verdura, ecco quale contiene più pesticidi - cittapaese.it
L’analisi condotta da Legambiente e Alce Nero ha esaminato oltre seimila campioni tra frutta, verdura e prodotti trasformati: ecco i risultati più preoccupanti.
Ogni giorno portiamo a tavola frutta e verdura convinti di scegliere cibi sani e indispensabili per una dieta equilibrata. Eppure, un recente rapporto ha dimostrato come questi alimenti possano contenere residui di pesticidi, fungicidi e insetticidi utilizzati nelle coltivazioni. A tracciare il quadro è il documento “Stop pesticidi nel piatto”, realizzato da Legambiente in collaborazione con Alce Nero, che ha analizzato migliaia di campioni provenienti da agricoltura convenzionale e biologica.
I risultati confermano un dato già noto: la frutta resta la categoria più colpita, mentre nella verdura cresce la percentuale di prodotti privi di residui, pari al 68,55%. Nonostante ciò, alcuni ortaggi si distinguono per livelli di contaminazione più elevati, tanto da richiedere una riflessione sui metodi di coltivazione e sui controlli lungo la filiera.
I numeri dello studio e il quadro della contaminazione
Nel corso del 2022 sono stati analizzati 6.085 alimenti, di cui 5.940 provenienti da coltivazioni convenzionali. Il resto del campione ha riguardato prodotti biologici o derivati animali. Le verifiche hanno permesso di distinguere tra alimenti regolari e privi di residui e quelli contenenti sostanze al di sopra del limite massimo consentito o addirittura vietate. Dal campione convenzionale è emersa una percentuale di irregolarità dell’1,62%. Si tratta di alimenti in cui sono stati rilevati pesticidi non autorizzati o superamenti del cosiddetto Limite Massimo di Residuo (LMR). Un altro 39,21% ha evidenziato la presenza di residui entro i limiti, ma comunque riconducibili a fitofarmaci usati durante le coltivazioni. In questo gruppo il 15,67% ha mostrato un monoresiduo, mentre il 23,54% un multiresiduo, ossia la presenza contemporanea di più sostanze.

L’indagine ha messo in risalto un dato significativo: solo il 59,18% degli alimenti risulta completamente libero da contaminazioni. Un risultato che invita a riflettere su quanto la produzione agricola italiana, pur soggetta a controlli, sia ancora fortemente dipendente dall’uso della chimica. Il report sottolinea come la maleducazione alimentare non derivi da atti isolati ma da un sistema consolidato che, anno dopo anno, porta pesticidi e fitofarmaci fino ai nostri piatti. Una questione che non riguarda solo la qualità dei prodotti, ma anche la salute dei consumatori e l’equilibrio dell’ecosistema.
La verdura più contaminata: peperoni, insalate e ortaggi a foglia
L’analisi ha individuato quali sono le verdure con i maggiori residui di pesticidi. Al primo posto compaiono i peperoni, con il 53,85% dei campioni contaminati. Seguono le insalate e i pomodori, entrambi al 53,14%. Un dato che sorprende è quello relativo agli ortaggi a foglia, come spinaci, cavoli e bietole: pur avendo una percentuale di campioni liberi da residui pari al 38,12%, registrano la quota più alta di irregolarità con il 4,46%. La differenza tra prodotti regolari e contaminati si lega a fattori come la zona di coltivazione, l’intensità dell’uso dei fitofarmaci e la tipologia di coltura. Nel caso degli ortaggi a foglia, la struttura stessa delle foglie facilita l’assorbimento dei trattamenti chimici, spiegando così la maggiore vulnerabilità.
Il rapporto evidenzia come la frutta continui a essere la categoria più colpita, ma invita a non sottovalutare la verdura, che entra quotidianamente nelle cucine italiane. Per questo gli esperti sottolineano l’importanza di controllare la provenienza degli alimenti e, quando possibile, preferire produzioni certificate o biologiche. La questione non è solo di salute immediata: un consumo prolungato di alimenti contaminati, anche se entro i limiti di legge, può avere effetti sull’organismo. I residui chimici, sommati nel tempo, rischiano di compromettere l’equilibrio dell’organismo e contribuire a disturbi cronici. Il messaggio finale del report è chiaro: la sfida non riguarda soltanto i consumatori, ma anche il sistema agricolo, chiamato a trovare un punto di equilibrio tra produttività e sostenibilità. La strada passa per un uso più consapevole e limitato dei pesticidi, a tutela sia della salute pubblica che dell’ambiente.