
DAZN, rischi fino a 5.000€ di multa se fai questo errore - cittapaese.it
Le indagini della Guardia di Finanza hanno portato all’identificazione di migliaia di persone che usavano IPTV illegali: le piattaforme chiedono ora risarcimenti pesanti.
La guerra al “pezzotto” in Italia ha raggiunto un punto di svolta. Dopo anni di campagne di sensibilizzazione e avvisi al pubblico, le principali piattaforme di streaming come DAZN, Sky e la Lega Serie A hanno deciso di agire in maniera diretta contro chi accedeva illegalmente ai contenuti tramite IPTV pirata. L’autorità giudiziaria, su richiesta delle aziende, ha autorizzato l’acquisizione dei dati di oltre 2000 persone. Gli utenti sono stati individuati in più di 80 province italiane grazie alle indagini coordinate dalla Guardia di Finanza, che ha tracciato i flussi delle connessioni e i pagamenti collegati a piattaforme non autorizzate.
Cosa rischiano gli utenti identificati con il pezzotto
Le persone scoperte ora dovranno affrontare conseguenze economiche rilevanti. Secondo quanto dichiarato da Stefano Azzi, amministratore delegato di DAZN, i risarcimenti richiesti potrebbero arrivare a cifre equiparabili a dieci anni di abbonamenti regolari. Non si tratta quindi di somme simboliche ma di importi in grado di pesare concretamente sui bilanci familiari. Sarà il giudice, caso per caso, a stabilire l’entità del danno, facendo riferimento al Codice civile. Quando il danno non può essere calcolato con precisione, viene determinato in via equitativa in sede civile.

Oltre ai risarcimenti, gli utenti rischiano le sanzioni amministrative previste dalla normativa vigente. Si parte da un minimo di 154 euro e si può arrivare fino a 5000 euro, a seconda della gravità della violazione. Un costo che va a sommarsi alle eventuali spese legali e alle somme chieste dalle piattaforme come indennizzo. Il messaggio che arriva dalle aziende è chiaro: la tolleranza verso chi utilizza servizi pirata è finita. La linea scelta è quella della fermezza, anche per dissuadere chi in futuro potrebbe essere tentato di ricorrere al pezzotto. Per gli investigatori, il fenomeno non può essere ridotto a una semplice “scorciatoia per risparmiare”, ma rappresenta una violazione diretta dei diritti d’autore, con conseguenze pesanti sia a livello legale che economico.
La portata del fenomeno e le conseguenze sulla filiera
Il ricorso alle IPTV illegali ha raggiunto numeri impressionanti. Nel solo 2024, secondo le rilevazioni ufficiali, almeno 15 milioni di italiani hanno guardato contenuti in streaming senza pagare i diritti, e circa il 70% lo ha fatto pienamente consapevole dell’illegalità. Nonostante questo, solo un utente su due ammette di temere realmente sanzioni o provvedimenti. La popolarità del pezzotto si spiega con la facilità di accesso e i prezzi bassissimi: con poche decine di euro all’anno era possibile vedere partite di calcio, film e serie normalmente disponibili solo su piattaforme a pagamento. Questo sistema ha però un impatto pesantissimo sull’intera filiera, dai club calcistici alle televisioni, fino ai lavoratori del settore audiovisivo.
Secondo Andrea Duilio, CEO di Sky Italia, usare queste piattaforme “equivale a un furto”, perché priva le aziende di introiti fondamentali per finanziare i contenuti e mette a rischio centinaia di posti di lavoro. A questo si aggiungono i rischi legati alla sicurezza informatica: molti servizi pirata nascondono malware o sistemi di tracciamento che compromettono dati personali e dispositivi. Un altro aspetto cruciale riguarda l’effetto sul mercato: i mancati introiti stimati si aggirano su miliardi di euro l’anno, con ricadute dirette su investimenti, qualità dei contenuti e competitività delle imprese italiane. Per questo le autorità spingono verso un cambio di mentalità: non più una repressione tardiva, ma una lotta preventiva, capace di arginare il fenomeno prima che diventi insostenibile. La Guardia di Finanza continuerà a monitorare le reti e i canali utilizzati per diffondere le IPTV illegali, mentre DAZN, Sky e la Lega Serie A hanno annunciato nuove azioni coordinate per difendere i propri diritti. Per migliaia di utenti italiani, intanto, è già scattato il conto alla rovescia: presto riceveranno comunicazioni ufficiali che li metteranno di fronte alle conseguenze delle loro scelte.