
Assegno di inclusione, scatta l’aumento da 130 euro: la nuova regola che dal 2026 cambierà tutto cittapaese.it
Assegno di inclusione, scatta l’aumento di 130 euro nel 2026. La nuova regola migliorerà la vita di migliaia di persone.
Nel 2026, l’Assegno di inclusione potrebbe subire un nuovo rialzo, segnando un ulteriore passo nell’evoluzione delle politiche di sostegno al reddito in Italia. A due anni dalla sua introduzione, questa misura si conferma non solo come strumento di aiuto economico, ma anche come cartina al tornasole delle scelte sociali ed economiche del Paese.
Il possibile aumento previsto, pari a circa 130 euro annui per ciascun beneficiario, è legato principalmente all’andamento dell’inflazione, tornata al centro del dibattito politico ed economico dopo anni di relativa stabilità. A incidere è soprattutto il contesto post-pandemico e post-bellico, che ha generato instabilità nei prezzi e costi crescenti per le famiglie, soprattutto quelle con minori possibilità economiche.
Assegno di inclusione, scatta l’aumento da 130 euro: la nuova regola che dal 2026 cambierà tutto
Dopo l’incremento deciso nel 2025 il prossimo adeguamento sarebbe di natura più tecnica che strutturale. Non si tratterebbe di una riforma, ma di un aggiornamento, necessario per non lasciare indietro chi già vive con risorse limitate. L’inflazione, pur avendo rallentato rispetto ai picchi del 2022 e 2023, si sta di nuovo stabilizzando su valori vicini al 2%.

E anche se può sembrare una percentuale modesta, il suo impatto è concreto nella vita quotidiana: basta pensare all’aumento del prezzo dei beni alimentari o dei servizi essenziali. In questo scenario, un rialzo di circa 11 euro al mese può apparire poco significativo agli occhi di chi non vive situazioni di disagio. Ma per chi deve coprire con quelle cifre bollette, affitto e spesa, ogni euro ha un valore reale e spesso determinante.
Ciò che rende interessante questo potenziale aumento non è solo l’importo, ma il principio che potrebbe innescare: l’adeguamento automatico all’inflazione. Sarebbe una svolta culturale prima ancora che economica. Significherebbe riconoscere che la povertà non è una condizione statica, ma che si evolve in relazione al contesto economico. Legare un sostegno al reddito al costo reale della vita è, di fatto, un modo per garantire una soglia minima di dignità a chi è escluso dai benefici della crescita economica.
Questo principio, adottato in altri Paesi europei da anni, rappresenterebbe una nuova direzione per il welfare italiano, troppo spesso vincolato da rigidità e da interventi emergenziali più che da politiche strutturate e continuative. Va ricordato che l’Assegno di inclusione, introdotto nel 2024 al posto del Reddito di cittadinanza, ha ristretto la platea dei beneficiari. L’obiettivo dichiarato è quello di concentrare le risorse sulle famiglie effettivamente non occupabili, come persone anziane, disabili, minori o individui con gravi svantaggi sociali.