
Viterbistan, “e figli so piezz’e core” e la libertà d’informazione, se viene, viene molto dopo
Cosa vuoi che conti scavare nel più profondo del marchettificio cittadino dove tutto succede e anche di più se sul volto poi si affaccia la preoccupazione per il figlio ormai cresciuto che ha bisogno di lavorare e “fatica” cerca buona e onesta e discretamente retribuita?
Ma nulla, ovviamente, “i figli so piezz’e core” e vedere il sorriso tornare a fare capolino sui loro volti non ha prezzo, accende il tuo animo, rischiara la tua vita, dà un senso alla tua esistenza.
E allora cosa vuoi che sia la libertà d’informazione, la curiosità, lo spirito indagatorio, l’inchiesta roboante dinanzi alla felicità di chi è carne della tua carne?
Niente, nulla, solo un inutile impedimento a dare sfogo al più cristallino degli istinti di conservazione, il “tengo famiglia”: e la famiglia viene prima di tutto, “e figli so figli” e, diceva, mia nonna, “cuociono” alla mamma e al padre”.
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