
Ormai sono dappertutto. Su tutti i canali televisivi e web, su ogni gazzetta e webgazzetta che si rispetti.
No, non sono gli opinionisti filo Putin oggetto delle amorevoli attenzioni dei servizi segreti e degli organi d’informazione, ma gli chef (in italian language cuochi), master o stellati che siano.
La città di Viterbo, solitamente refrattaria alle novità, può invece vantare in questo campo ben due prestigiosi esemplari.
Più che di chef, masterchef o chef stellati si tratta però di ruspanti osti, che per rendersi più interessanti agli occhi dei turisti spesso amano compilare i menu in vernacolo viterbese stretto e sono soliti dialogare con gli “stranieri” (categoria in cui sono compresi anche i veneti, i piemontesi, i campani e i siciliani) in una lingua anglo-italiana-viterbicola non sempre di facile comprensione.
Questi osti stra-local sono, purtroppo per loro, poco attivi, se non in occasione di cerimonie per così dire istituzionali, sui canali televisivi e web, ma, purtroppo per noi, fin troppo attivi nel campo politico stra-local.
Il più famoso è senza dubbio l’oste-senatur salviniano “Felicetto” Fusco, molto più abile ai fornelli che, almeno a giudicare dai miseri risultati ottenuti dal suo partito alle elezioni comunali, in campo politico.
Non sempre, infatti, una matriciana o una carbonara da chef stellato corrispondono a una grande affermazione elettorale. La prossima volta provi con la cacio e pepe “di scambio”, magari mezzo punto in più lo rimedia.
Più rifinito, sia culinariamente che politicamente, l’oste Paolo (Paolone per i vecchi amici) Bianchini che, a differenza del più improvvisato “Felicetto”, può vantare una militanza politica trentennale o quasi.
Dal Fronte della Gioventù ad Alleanza Nazionale, da Alleanza Nazionale a Fratelli d’Italia, Paolone è sempre stato a Destra e ha spesso poggiato le terga, come consigliere o assessore, sui banchi del consiglio comunale e provinciale.
Dopo essersi dimesso da consigliere comunale di Fratelli d’Italia un paio di anni fa, l’oste Paolone si è trasformato in un sindacalista molto attivo sul fronte della gastronomia, polemizzando, durante il lungo periodo del Covid, con presidenti del consiglio, ministri e politici.
Ora è ritornato alla politica attiva sotto le insegne del partitino “No tutto” fondato dal politicamente versatile Gianluigi Paragone (Para per gli amici e per sé stesso).
Con l’amico d’infanzia Marco Cardona ha messo su una lista paragoniana che ha concorso con qualche successo (2,4%), pur senza eleggere consiglieri, alle elezioni comunali. Una lista che, a quanto sembra, non ha accettato nelle sue file candidati poco graditi ai padroni del vapore stra-local come l’ex amministratore delegato della Francigena Guido Scapigliati (paragonista della prima ora).
Ora, Paolone, forte di questo 2,4% ottenuto dalla lista paragoniana, vuole addirittura rifondare la Destra a Viterbo.
Non tutti i seguaci locali del Para sono della sua stessa opinione, ma siamo sicuri che, a forza di pappardelle al cinghiale e bruschette al lardo di Colonnata, l’oste Paolone riuscirà a convincere anche i più testardi.
Lui non è mica un parvenu della politica e dei fornelli come l’oste-senatur Fusco.
(Enrico Potter)
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