
Mentre la politica cerca di rimettersi in moto per le amministrative, ma sforna più candidati che progetti, il malessere a Viterbo e provincia è sempre più esteso ed ignorato e miete vittime su vittime: due suicidi in 7 giorni, tra Valentano e Montefiascone, cresce il malessere in Tuscia, la mancanza di prospettive, di relazioni sociali, di vita, porta alla depressione in tanti e alcuni non ce la fanno a tirare avanti e pongono fine alla loro esistenza.
Non sono i primi casi di una tendenza autodistruttiva che hanno condotto anche in questi ultimi tempi molti abitanti di Viterbo e provincia a non farcela più: la mancanza di lavoro, l’isolamento logistico e culturale, i giri chiusi inaccessibili a chi è fuori, il clientelismo spietato eletto a sistema, sono molteplici i motivi di una qualità della vita assai scadente, di una cappa di grigiore e monotonia che ingloba la zona e la rende soffocante, specie per chi vorrebbe poter godere di maggiori chance professionali, di occasioni d’incontro, eventi di svago aggreganti o più coinvolgenti attrazioni.
Invece, nell’ipocrisia generale, tutto procede stancamente da sempre, le promesse elettorali rimangono tali, la corsa è alla sopravvivenza per tanti o al mantenimento di feudali, anacronistici privilegi per pochi fortunati che, per tradizione e famiglia, possono condurre oggi come ieri standard di vita più confortevoli ed elevati, seppure sempre avvolti in una spessa cortina di noia ambientale.
La mentalità e gli usi e i costumi restano inalterati, l’individualismo sfrenato e il trionfo dell’interesse personale trionfano su tutto: ed a quel punto la noia di vivere nei soggetti più sensibili può molto tristemente prendere il sopravvento, nel silenzio, solito, totale, di sempre.
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