
Il dramma umano sbattuto in prima pagina, senza umana pietas: il suicidio di una donna al Belcolle e le distorsioni di una informazione “malata”
Ieri mattina una donna di 41 anni si è gettata dalla scala antincendio dell’ascensore del Belcolle, dal sesto piano, ed è morta sul colpo: era ricoverata per un precedente tentativo di avvelenamento con candeggina non andato in porto, era molto depressa evidentemente e forse avrebbe avuto bisogno di una attenta e costante sorveglianza all’interno del nosocomio. Invece ha provato nuovamente ad uccidersi e ce l’ha fatta, ogni tentativo di salvarla è stato inutile: ora probabilmente si aprirà un’inchiesta per istigazione al suicidio, ma sarebbe il caso che i media facessero un passo indietro, si tratta di un dramma privato, che meriterebbe rispetto. Da ieri invece i soliti giornali on line che ben conosciamo non fanno altro che pubblicare grandi foto della donna e a scavare nella sua vita: ma in casi del genere si potrebbe almeno procedere usando solo le iniziali di nome e cognome della persona ed evitando di pubblicare foto. Se qualcuno decide di togliersi la vita avrebbe diritto almeno post mortem alla privacy, affinchè fosse rispettata la sua sofferenza e la sua solitaria uscita di scena: invece che essere sbattuta in prima pagina, lei e la sua personale tragedia; invece non ha neanche diritto ad andar via in maniera silenziosa e appartata come ha voluto fossero gli ultimi istanti della sua vita. I soliti sciacalli privi di umana pietas glielo hanno impedito.
(pasquale bottone)
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